Come sono cambiati i mercati a Venti anni dalle Torri Gemelle
L’ evento ha segnato l’inizio della collaborazione tra le banche centrali e i governi
Venti anni sono passati dall’ 11 settembre 2001, venti anni durante i quali tutto è cambiato. Vale per molti aspetti delle nostre vite.
dalla percezione di sicurezza, al modo in cui ci spostiamo – e anche per i mercati finanziari.
Perché, al di là del crollo registrato dalle Borse subito dopo la notizia dell’attentato delle Torri Gemelle, recuperato in tempi differenti dai vari listini,
si è assistito a cambiamenti strutturali.
A cominciare dall’ interventismo delle banche centrali, che da situazione eccezionale nel dopo 11 settembre 2001 con l’intento di garantire la liquidità sui mercati, è diventato la norma dalla crisi finanziaria globale del 2008/09 in avanti.
.......l'era del "Whatever it Takes" ( Mario Draghi docet ).
La reazione dei mercati
Se pure oggi le tragiche cronache dall’ Afghanistan rappresentano una testimonianza concreta del tumulto di quei giorni, vale la pena ricordare anche la cronaca finanziaria degli attacchi che hanno cambiato la storia mondiale.
Rileggendo gli archivi dei media di quei giorni, un elemento spicca sugli altri:
Mentre le piazze finanziarie europee affondarono dopo le notizie degli attacchi terroristici che colpirono i due grattacieli del World Trade Center e il Pentagono (con crolli dal 7,9% del Mib al 9,2% del Dax di Francoforte), Wall Street venne chiusa, per riaprire dopo una settimana, quando lo shock non era stato ancora del tutto riassorbito (il calo della prima seduta fu del 7%), ma quanto meno era stato superato lo spaesamento iniziale.
Le conseguenze nel lungo termine
“A venti anni da quei tragici eventi, per molti è ancora difficile figurarsi esattamente cosa sia successo quel giorno”, osserva Paul Brain, head of fixed income di Newton (società di BNY Mellon Investment Management con sede nel cuore di Wall Street).
“Parlare di mercati e di comportamento degli investitori sembra insignificante, in confronto alla perdita di vite e alla distruzione che segnarono New York. Senza la rapida reazione delle autorità per fornire liquidità ai mercati e per assicurare il loro corretto funzionamento, la crisi si sarebbe trasformata in un effetto valanga ben più grave”, prosegue.
“La Federal Reserve intervenne, infatti, per fornire liquidità e tagliare i tassi”. Mentre “le preoccupazioni sulla liquidità dei mercati e sulle transazioni finanziarie causarono uno spostamento verso gli investimenti rifugio”:
"Il prezzo del petrolio Brent e dell’ Oro arrivarono non a caso a toccare nuovi massimi, salendo di circa il 6%. "
“Il dollaro Usa inizialmente fu colpito, ma recuperò terreno grazie ai crescenti flussi di capitale diretti agli investimenti rifugio”.
All’ indomani dell’ 11 settembre, aggiunge Brain, “gli investitori si trovarono a che fare con uno scenario molto complesso da navigare a causa dell’ incertezza su eventuali nuovi attacchi. Ben presto, però, i mercati finanziari tornarono alla stabilità”.
L’ esperto evidenzia in particolare come, in seguito a questo evento, la collaborazione tra le banche centrali e i governi sarebbe diventata una caratteristica distintiva dei 20 anni successivi.
Le conseguenze di questo approccio non avrebbero tardato a concretizzarsi. “I mercati erano imbaldanziti dall’ ondata di liquidità extra. Il contesto di bassi tassi d’ interesse spinse gli investitori ad assumersi più rischi, e fu questo, infine, a scatenare la crisi del credito del 2008”.
Ripresa delle quotazioni
Nonostante l’impatto negativo a breve termine dell’ attacco, il mercato azionario e l’ economia statunitensi hanno vissuto da allora una forte crescita, intervallata da periodi di declino, come la crisi finanziaria del 2007-2008.
In questo scenario di ripresa spicca la performance negativa dell’ indice Ftsemib di Borsa Italiana, cresciuta solo del 55%, contro il +460% del Dow Jones, il 235% di Francoforte e il +185% di Parigi.
Differenze che si spiegano con varie ragioni:
- dal peso elevato dei titoli del settore finanziario (banche) nell’ indice Ftsemib di Milano
- alla perdita progressiva di competitività del Paese.
Fattori non legati agli attentati del 2001, ma piuttosto a nodi strutturali del Paese, che emergono in modo più evidente che altrove nei momenti di massima difficoltà, come appunto nel dopo 11 settembre.
Si ringrazia Sibilla Di Palma.
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